Esame sulla discrezione

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qui a lato: San Giuseppe Marello (1844-1895)

 

 

Mons. Agostino Gonon
Vescovo di Moulins

Verso le vette della Santità Sacerdotale

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Esame sulla discrezione 

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Vi adoro, mio Dio, nel silenzio della vostra eternità che sembra avvolgere tutto quanto deriva da Voi, tutto ciò che è Voi. L'Ostia consacrata che vi cela al mio sguardo è silenziosa; silenziose sono le manifestazioni intime della vostra grazia; silenziosa l'azione del vostro Spirito nell'anima mia che non sa percepire i «gemiti inenarrabili» di cui parla S. Paolo; silenziosa la vostra attività universale… non in commotione Dominus (3 Reg. 19, 11).

Saper tacere è grande sapienza: Verba sapientium audiuntur in silentio (Eccl. 9, 17), nel silenzio di parole e nel silenzio di azione.

Virtù preziosa per un prete è certamente la discrezione. E' una forma delicata o un frutto prezioso della temperanza che io devo desiderare con ardore. Voglio formarla in me e per riuscirvi con più viva luce, quindi con maggiore sicurezza, voglio investigare che cosa mi manca per essere discreto, dopo essermi convinto della necessità di esserlo.

 

I. Necessità della discrezione. – La discrezione può definirsi: giudizioso riserbo di parole e di azioni. Sono convinto che le più splendide qualità degenerano in difetto quando eccedono? «Chi non sa limitarsi, non seppe mai scrivere». Si potrebbe aggiungere: «Chi non sa tacere, non seppe mai parlare; chi non sa riposare non seppe mai lavorare». — Rifletto che a una viva intelligenza, a uno spirito ben dotato è da preferirsi un giudizio retto, una volontà equilibrata? — Sono quindi convinto di dover anzitutto applicarmi all'educazione del mio giudizio? E' sempre possibile se, con la riflessione, mi rendo conto degli ammaestramenti dell'esperienza, e se, umile, seguo docilmente le direttive che possono darmi. Si può nascere senza le facoltà intellettuali sufficienti per diventare colto ed erudito; dipende però dalla nostra libertà riflettere ed essere umili. — Nelle mie intime decisioni mi attengo a questi aforismi che posso riguardare come assiomi: spesso l'ottimo è nemico del bene; — il timore di un male ne genera uno peggiore? — Nelle dispute di scuola, adotto opinioni moderate, diffidando sempre delle opinioni estreme, assolute, intransigenti? Sono persuaso che, salvo per i principi essenziali del dogma e della morale, possono esservi sfumature molteplici di apprezzamento, per il fatto che si considerano le cose sotto differenti punti di vista e che è quindi da savio il non mai sentenziare senza appello? — Specialmente nel dirigere le coscienze ho l'intima convinzione che la prudenza è fonte di sicurezza, che le vie battute non riservano alcuna sorpresa, che saper aspettare è grande sapienza? In merito a certi argomenti, come vocazione, penitenze di supererogazione, ecc. procuro d'essere discreto quant'è possibile?

 

II. Pratica della discrezione. – a) Nelle parole. — E' un punto di particolare gravità per un prete che deve più d'ogni altro ricordare. Et quod in aurem locuti estis in cubiculis, praedicabitur in tectis (Luc. 12, 3); perfino i muri stanno in ascolto; si amplifica, si travisa tutto. Quanto di vero o di falso si attribuisce a un sacerdote è di molta importanza: a detractione parcite linguae. (Sap. 1, 11). – Si quis in verbo non offendit, hic perfectus est vir (Iacob. 3, 2). Ho l'abitudine di vigilare sulle mie parole, di riflettere prima di dire qualche cosa o di fare un'osservazione? Mi astengo da ogni apprezzamento sulle persone? Il prete nulla dica di nessuno, né in bene né in male, eccetto quando si trattasse di difendere un innocente accusato in sua presenza. — Con i miei familiari soprattutto, con i miei genitori stessi, ho conservato silenzio assoluto riguardo a tutto ciò che concerne il mio ministero? — Sono scrupoloso per non lasciar trasparire nulla d'una confidenza ricevuta, d'un segreto confidatomi? Sopratutto, lo sono riguardo al sigillo sacramentale? Le ultime prescrizioni canoniche in proposito sono rigorosissime (44). Ho cura di non mai citare un fatto concreto conosciuto in confessione anche se non v'è pericolo di divulgazione né diretto né indiretto? Si esagera raramente nel tacere, si esagera spesso nel parlare. Il primo difetto è riparabile, il secondo quasi mai!

b) Nelle azioni. — Nel lavoro del ministero ho usato con moderazione del mio tempo, delle mie forze? — Nelle opere di zelo ho intrapreso qualcosa di straordinario, abusando della dedizione generosa di chi si offre ad aiutarmi, ho esagerato in un senso o nell'altro in ciò che è esterno? — Nel ministero ho imposto alle anime onera gravia et importabilia? Non devo rimproverarmi visite troppo frequenti, intempestive? Non ho moltiplicato senza moderazione le pratiche devote, le funzioni straordinarie? — Nelle mie ricreazioni son riserbato, modesto? Vir autem sapiens vix tacite ridebit (Eccli. 27. 23).

— Signore, Voi che tutto disponete fortiter et suaviter… in mensura et numero, et pondere (Sap. 11, 21), concedetemi la grazia di parlare, di agire sempre a tempo e modo.

Mi avete fatto vostro sacerdote, m'avete affidato gli interessi della vostra gloria; non permettete ch'io la comprometta per mancanza di discrezione. Con tutto il cuore vi rivolgo la preghiera di S. Tommaso: Concede misericors Deus, quae ubi placita sunt ardenter concupiscere, prudenter investigare, veraciter agnoscere, perfecte adimplere, ad laudem et gloriavi nominis lui. Amen.