Esame sullo spirito liturgico

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qui a lato: Beato don Michele Sopoćko (1888-1975), presbitero e confessore di Santa Faustina

 

 

Mons. Agostino Gonon
Vescovo di Moulins

Verso le vette della Santità Sacerdotale

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Esame sullo spirito liturgico

 

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Vi adoro, mio Dio, mentre per bocca del Profeta mi svelate quanto sia grave la negligenza nel vostro servizio: Maledictus qui facit opus Domini fraudulenter (Jerem., 48, 10). Il sacerdozio mi ha fatto vostro ministro; L'Opus Dei è il mio compito, vorrei dire il mio mestiere; ogni altra funzione m'è interdetta non solo perche tutto il mio tempo è o dev'essere assorbito dal mio ministero sacro, ma anche perché è sconveniente che l'homo Dei si lasci sopraffare dallo spirito dell uomo: Non potestis servire Deo et mammonae (Mat., 6, 24).

Ora, vi è uno spirito proprio di ciascuna carriera; e lo spirito proprio del ministero dell'altare è lo spirito liturgico. Chi non ne vive non può compiere il suo dovere come deve e forse già lo sovrasta il maledictus! Se l'argomento è di così alta importanza, devo esaminarmi in proposito e ricordarne la teoria e la pratica.

 

1. – TEORIA

La liturgia è il culto ufficiale della Chiesa. Sono compreso di questa definizione? Da vero Ecclesiastico sono consapevole del dovere che m'incombe d'istruirmi e di essere sempre bene al corrente di quanto riguarda le mie funzioni? Considero seriamente la liturgia, il cui aspetto teologico è fondamentale, connesso com'è alla virtù di religione? Non l'ho deprezzata considerandone soltanto le forme esteriori? — E anche queste le ho trattate con la gravità dovuta, senza la quale la mia adorazione mancherebbe di nobiltà? Penso alla maestà di Dio nei miei atti sacerdotali? — E non ho mai esagerato assumendo un contegno interiormente forzato, perchè privo dello spirito filiale, ed esternamente affettato, studiato, tutto sussiego, privo di quella semplicità che è segno di vera grandezza? — Illuminato da buoni studi comprendo che la liturgia conduce a Dio pel tramite del Cristo, con la Chiesa, nell'ordine gerarchico? Ci porta a Dio con il S. Sacrificio della Messa; ci pone alla sua presenza per lodarlo e confessarlo con 1' Ufficio Divino e ci offre cosi modo di santificarci coll'adorare Dio. — Ignaro di tali nozioni, ho forse privato e la mia devozione individuale e il mio apostolato di un elemento efficacemente benefico?

 

2. PRATICA

Il culto consta di due parti: le cerimonie e il canto. Il sacerdote che trascura canto e cerimonie, manca di zelo e si priva di un mezzo necessario per l'edificazione e l'insegnamento. Le cerimonie osservate con decoro, i canti ben eseguiti esercitano un potente fascino sui fedeli, i quali riportano invece tutt'altro che buona impressione da una Messa celebrata frettolosamente, da canti stentati o rumorosi.

a) Cerimonie. — Anzitutto mi industrio di dare uno sfondo conveniente alle funzioni religiose, provvedendo al decoro e agli addobbi della chiesa? Decoro, anzitutto; vi sono templi del Signore in cui i fedeli si troverebbero troppo a disagio; certe sacrestie somigliano al ripostiglio del cenciaiolo; si trovano vasi sacri, e oggetti di biancheria sudici in modo scandaloso, paramenti a brandelli! — Che pensare di un prete che non bada a queste cose? — Riguardo agli addobbi si devono evitare due eccessi: a) il non far nulla per dare alla chiesa un aspetto di letizia festiva nelle solennità; b) il trasformarla in salone di cattivo gusto evocante l'idea di bazar! Il buon gusto non è una qualità innata, ma si acquista. — In secondo luogo mi studio di compiere ogni cerimonia con perfetto decoro, sono attento all'esatta osservanza delle prescrizioni rituali anche minime, premuroso dell'edificazione dei fedeli, amante della vera bellezza? Che differenza fra prete e prete anche solo nel modo di celebrare la S. Messa! Si dice di uno: E' un angelo all'altare! di un altro: Ma, ha fede costui? — Mi sono adoperato (e non lo si può senza fatica) alla formazione dei chierichetti? Quanto più si fa a tale scopo, più e meglio si riesce ad averli numerosi; in qualsiasi parrocchia si desta l'interesse dei fanciulli (e dei loro genitori) facendoli prendere parte attiva alle sacre funzioni, purchè alla loro formazione concorrano fede e ordine.

b) Canti. — Mi sta a cuore che il canto sia eseguito bene? Ho formato una shola cantorum? Si può sempre farlo coi fanciulli. — Non mi sono scoraggiato a motivo della mia incompetenza in fatto di musica? Si riesce a far cantar bene anche senza avere il diploma del conservatorio! Volontà e costanza ottengono tempre risultati sorprendenti. — Mi servo degli eserciti di canto come di mezzo per adunare giovani e adulti? — osservo scrupolosamente le prescrizioni del Motu proprio di Pio X? Faccio ogni sforzo possibile perchè i fedeli partecipino in massa ai canti comuni? Ci si riesce col tempo, sia pure con fatica; l'ideale è di far partecipare tutti i fedeli ai divini uffici.

— O Gesù, il Padre pone in Voi le sue compiacente; voi siete il supremo Cantore della sua gloria, il suo perfetto Adoratore; concedetemi una intima partecipazione all'anima vostra affinchè io pure, verbo et opere, lo lodi e io faccia lodare in Voi e per mezzo vostro: Laudabo nomen Dei cum cantico, magnificabo eum in laude (ps. 68, 31).