MARIA E IL SACERDOZIO
di Padre Paolo Philippe, O.P.
PARTE TERZA . La Vergine Santissima e il ministero sacerdotale
Capitolo I. Maria e il ministero di Cristo sacerdote
La Santissima Vergine non ha partecipato alla Passione solo consolando il cuore di Nostro Signore con la sua presenza, ma ha veramente cooperato alla Redenzione. Sul Calvario Maria è la Sposa di Cristo, ma è anche Madre nostra; ella ci ha veramente generati partecipando al Sacrificio Redentivo offerto dal Sommo Sacerdote.
Sulla Croce, però, questa maternità spirituale s’inizia soltanto; è in cielo, dopo l’Assunzione, che essa acquisterà tutta la sua ampiezza. Maria, infatti, non ha cooperato soltanto all’acquisto delle grazie che sono il frutto della Passione, ma ha cooperato anche e coopera ancora alla distribuzione di tutte queste grazie: dopo essere stata Sposa, è Regina e partecipa così alla Regalità sacerdotale di Cristo.
1. La fecondità della Santissima Vergine presso la Croce.
Ma è proprio esatto che Maria è divenuta Madre nostra sul Calvario? Non vanta dei diritti su di noi fin dal giorno dell’Annunciazione? Accettando col suo "fiat" di divenire la Madre del Redentore, Maria acconsentiva già a collaborare all’opera di rigenerazione spirituale decretata dall’Amore Infinito e che Cristo avrebbe effettuata. E’, dunque, ben certo che Maria è Madre nostra fin dall’Annunciazione. Se è stato infatti l’Amore Infinito di Dio che ci ha dato Cristo Gesù, esso ha voluto passare interamente nel Cuore di Maria, affinchè con un atto della sua volontà, l’amore di Maria, ci desse il Salvatore.
S. Agostino, applicando la grande dottrina del Corpo mistico a questo mistero, scriverà che Maria ha concepito il corpo mistico generando il corpo fisico di Cristo. Diviene Madre delle membra accettando di essere la Madre del Capo (“Illa una femina… mater est et virgo… mater membrorum eius quod nos sumus, quia coopertaa est caritate, ut fideles in Ecclesia nascerentur qui illius membra sunt…”. AUGUSTINUS Ep., S. – De Virgin., 6).
Ma S. Agostino spiega bene come è divenuta Nostra Madre, “ella ha cooperato col suo amore affinchè i fedeli nascessero membra di Cristo”. In fondo, è il “Fiat” dell’Annunciazione che ha deciso di tutta la vita della Santissima Vergine, perché, giammai revocato, è stato mantenuto con una carità ardente. Maria non dimenticava, come molto spesso facciamo noi, quello che aveva detto a Dio. La sua risoluzione di collaborare al piano redentivo dell’Amore Infinito era irrevocabile e non poteva che rafforzarsi, a misura che si svelavano ai suoi occhi le conseguenze dell’incarnazione. Ella partecipava sempre più al volere divino di salvare noi tutti. “Propter nostram salutem descendit de coelis et incarnatus est” (Credo della Messa).
Possiamo, dunque, ben dire che siamo figli del suo Cuore. Non siamo, come Gesù, il frutto del suo seno “fructus ventris tui”, ma come lui siamo il frutto del suo “Fiat” e del suo consenso volontario alla volontà di Dio, il frutto del suo cuore.
Tuttavia, nell’Annunciazione, la maternità spirituale di Maria su di noi è soltanto — se così può dirsi — una maternità in radice, esattamente come, in quel momento Cristo è autore della nostra salvezza solo in radice. Certo, l’atto d’Amore Infinito col quale il Verbo si è incarnato ha suscitato immediatamente nell’anima santa di Cristo un atto di offerta, che solo sarebbe bastato a redimerci. Questo primo atto d’amore del Cuore di Gesù continuerà per tutta la durata della sua vita terrena, senza mai deviare dal fine perseguito, la salvezza di tutti gii uomini. E’ lo stesso atto d’amore che, nell’ora della Passione, diverrà l’anima del sacrificio redentivo, l’atto più intimo di Cristo Sacerdote, la forza nascosta che spingerà Gesù a versare tutto il Suo Sangue, il Venerdì Santo.
Non è, dunque, nel seno di Maria che Gesù ci ha salvati e generati alla vita eterna, ma sulla Croce. Il Sacrificio Redentivo e un atto sacerdotale, che Gesù Sommo Sacerdote ha offerto, donando al Padre se stesso quale ostia cruenta.
Di conseguenza, anche la Santissima Vergine sarà veramente e pienamente Madre nostra sul Calvario. Come per Cristo ed in unione con lui, la sua partecipazione d’amore alla volontà divina la condurrà fino al Calvario e sarà in quel momento, il motore intimo di tutti i suoi atti, ma solo allora ella ci partorirà alla grazia.
In breve. Maria è formaliter Madre nostra nel momento in cui Gesù compie l’atto formale della nostra salvezza sul Golgota.
Del resto, non è allora che Gesù, dall’alto della Croce, affida a Maria S. Giovanni, che rappresenta tutti noi, dicen do all’Apostolo amatissimo: “Ecce Mater tua” ed alla Madre sua: “Ecce filius tuus”? (Jo., XIX, 26-27).
Nella vita di Maria tutto, infatti, è ordinato alla Compassione, come tutto nella vita di Cristo è ordinato alla Passione. Come Gesù è stato predestinato all’Amore Infinito ad essere il Redentore dei genere umano, così Maria è stata predestinata ad esserne !a Corredentrice. Meglio, lo stesso decreto ha stabilito che la salvezza del mondo sarebbe stata operata dai Sacrificio dei Sommo Sacerdote e che a questo sacrificio salvifico sarebbe stata unita, in maniera tutta speciale, la Santissima Vergine Maria.
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Cerchiamo di precisare, ora, come la Santissima Vergine è Corredentrice.
La Passione di Cristo può essere vista sotto aspetti diversi, ciascuno dei quali fa contemplare un lato nuovo di questa meraviglia suscitata dall’Amore Infinito.
La Passione è anzitutto un sacrificio del Cristo Sacerdote, del Mediatore unico tra Dio e gli uomini. Gesù che si offre al Padre come vittima d’amore per l’umanità tutta. Questo sacrificio ha un valore infinito, come soddisfazione e come merito: esso restaura tutti i diritti di Dio lesi dal peccato e ci merita tutte le grazie di cui avremo bisogno sino alla fine dei tempi, per trarci dal peccato ed ottenerci l’eterna salute. Sulla Croce Gesù è davvero il divin Mediatore, il Sacerdote, in tutta l’ampiezza dei termini, e, al tempo stesso, il Salvatore dell’umanità.
Ma Nostro Signore può fare tutto ciò perché è Dio e uomo. Capo del Corpo mistico, egli prende in sé tutta la natura umana con le sue miserie e, vero figlio di Dio uguale al Padre, prende in sé tutti i tesori dell’Amore Infinito per riversarli su ognuno di noi. C’è, dunque, un solo mediatore e non può esservene che uno: “Unus Mediator Dei et hominum, homo Christus Jesus”, dice S. Paolo (I Tim., II, 5).
Orbene, quale sarà il compito della Santissima Vergine nella Passione?
Null’altro, presso Cristo, che quello di un “aiuto a lui simile” —come dice S. Alberto Magno—. Perché Maria, sul Calvario, non è formalmente Sacerdote, ma l’associata del Sommo Sacerdote “Beata Virgo Maria non est assumpta a Domino in ninisterium sed in consortium et adiutorium simile sibi” ALBERTUS MAGNUS, S. – Mariale, Q. 42).
E’ con la sua unione di carità a Cristo che ella collabora alla Redenzione, è col suo Cuore Immacolato che è Madre nostra, come è col suo Sacro Cuore che Gesù ci ha generati alla vita. La Chiesa è nata — asseriscono i Padri dal costato di Gesù: “Et continuo exivit sanguis et aqua” (Jo., XIX, 34).
E Lui stesso che, parlando della Santissima Vergine, diceva a S. Brigida: “Il suo Cuore era il mio Cuore, perciò posso dire che mia Madre ed Io abbiamo salvato l’uomo con un Cuore solo, io soffrendo nel mio Cuore e nella mia carne, Lei col dolore del Cuore e dell’amore” (S. BRIGIDA, Revel., III).
Ed ancora S. Alberto Magno, che diceva: “Nella Passione ( Maria) fu aiuto della Redenzione e Madre della rigenerazione. Fu lì che, per la sua fecondità spirituale, ella divenne la madre spirituale di tutto il genere umano…” (Tempore Passionis u bi mater misericordiae, Patri misericordiarum in operatione summae misericordiae affuit, et consors passionis, adiutrix facta est redemptionis et mater regeneratiuonis; unde ibi propter foecuditatem spiritualem qua totius generi humani mater spiritualis effecta est, non sine parturitione doloris omnes nos in vitan aeternam in Filio suo et per Filium vocavit et regeneravit”. ALBERTUS MAGNUS, S., Mariale, Q. 29, a. 3).
Se ella collabora alla Redenzione, al Sacrificio del Calvario è, dunque, solo in Cristo e per Cristo.
Il prezzo, tuttavia, col quale ha riscattato le anime — redenzione significa infatti riscatto—, è certo il sangue del suo Figliuolo, ma questo sangue divino è il suo sangue, perché la vittima che ella offre al Padre è il suo Figlio. C’è un’ostia sola, e perciò non può esservi che un sacrifìcio solo. Maria non ha sacrificato, ma ha collaborato al sacrificio di Cristo, si è unita, con la carità— all’offerta ed all’immolazione di Gesù. “Habuit officium eiusdem hostiae sistendo ad aram” (PIUS PP. X, Ad diem illum).
Parimenti —come dice Pio X— Maria ha meritato de congruo quanto Cristo ha meritato per noi de condigno (“Maria de congruo promeret nobis quae Christus de condigno promeruit”, PIUS PP. X, Ad diem illum); in altri termini, tutte le grazie che Gesù ci ha meritato per giustizia, secondo uno stretto diritto acquistato in cambio del suo Sangue, Maria ce le ha meritate per diritto di amore, vale a dire, in forza di un potere accordatole da Dio di attingere nei tesori del suo Amore Infinito, in forza della sua unione di carità con Cristo.
Ma questi meriti sono suoi, sono diritti di amore —jus amicabile— che ella, la Vergine Santissima, potrà far valere presso Dio per la salvezza dei suoi figli.
Quando noi, poveri peccatori, preghiamo per i nostri fratelli, quando anche i più grandi Santi della terra, intercedono per le anime, tutti supplichiamo l’Amore Infinito di effondersi in esse, ma non possiamo pretendere da Dio che ci accordi quelle grazie. Quando un povero bussa alla nostra porta per domandare un po’ di pane, egli non può esigere questo pane come un diritto, fa appello alla nostra misericordia. Quando invece l’operaio, a fine settimana, si presenta ai padrone per riscuotere il suo salario, si tratta di un diritto che egli può far valere, ed il pane che darà ai suoi figli gli apparterrà con tutta giustizia. Lo ha ben meritato: “meritum est jus ad praemium”.
Quando Maria chiede una grazia per i suoi figliuoli, ella può esigerla, ne ha il diritto, benché tale diritto le sia stato accordato puramente in virtù della sua unione d’amore con Gesù. Merito vero, ma de congruo, merito dipendente essenzialmente da quello di Cristo e fondato sulle sue relazioni di carità con lui.
Così, in qualunque modo si osservi la Passione di Gesù, Maria non vi ha avuto che un ufficio di associata, di collaboratrice, di sposa. E’ mediatrice, certo, ma come aiuto a fianco del Mediatore, del Sommo Sacerdote, molto più che come intermediaria fra Gesù e noi. Certo, lo vedremo ben presto, l’ufficio di avvocata dei peccatori presso Nostro Signore non è escluso, ma più che nell’acquisto, Maria svolge l’ufficio di “Mediatrice presso il Mediatore”, di cui vien fatta menzione nell’orazione della festa di Maria Mediatrice, nella distribuzione e nell’applicazione dei frutti della Redenzione.
E’ tuttavia qualcosa di inaudito che, quantunque ridotto al semplice ufficio di associata, di consors passionis, una semplice creatura abbia potuto cooperare all’opera più grande del Salvatore, la liberazione e la restaurazione del genere umano.
Ora, il segno più certo di questa collaborazione è che la Santissima Vergine ha veramente meritato per noi de congruo, con un vero merito di convenienza, tutto quello che Cristo stesso ha meritato per stretta giustizia. Non mediteremo mai abbastanza questa verità, perché essa è alla base di tutta l’azione che la Santissima Vergine eserciterà su di noi. Ella ha meritato tutte le grazie di conversione e di salvezza di cui avremo bisogno per giungere alla vita eterna, il dono fra tutti più prezioso della grazia santificante e dell’amicizia divina, tutte le grazie attuali che ci verranno accordate nel corso della vita per sostenerci, per impedirci di cadere o sollevarci se caduti, tutte le grazie di docilità al beneplacido divino e di intimità con Dio presente in noi, tutte le grazie attuali, dunque, ma anche tutte le grazie sacramentali, la grazie del Battesimo e della Confermazione, del Sacerdozio e delle nostre Messe quotidiane, delle nostre confessioni ed infine la grazia che speriamo di ben ricevere dall’Estrema Unzione e della buona morte.
Maria è veramente Madre nostra. Ella non è solo colei che ha portato, una volta per sempre, l’Autore della grazia e che ha reso possibile il compimento della nostra Redenzione; è anche colei che, sposando il Cristo crocifisso, ha acquistato tutti i diritti di Madre su noi.
Ella ci ha amato tutti presso la Croce, benché, di certo, allora non ci abbia tutti visti, poiché era nella vita di fede. Ma in Cristo ella ha attinto di che amarci tutti e ci ha amato nell’ordine stesso in cui ci amava Gesù. Il Sinedrio e Pilato, i carnefici e la plebaglia, il cattivo ladrone e Giuda, il buon ladrone e S. Pietro, Maria Maddalena e S. Giovanni, ella li ha amati come una madre, perché Gesù li amava; ma ella ha anche teneramente amato coloro che consolavano Gesù con la loro buona volontà, la loro devozione e fedeltà.