La regalità della Santissima Vergine e l’azione santificatrice di Cristo

MARIA E IL SACERDOZIO
di Padre Paolo Philippe, O.P.

 PARTE TERZA . La Vergine Santissima e il ministero sacerdotale
Capitolo I. Maria e il ministero di Cristo sacerdote

2. La regalità della Santissima Vergine e l’azione santificatrice di Cristo.

Se Cristo ha terminato la sua opera sulla terra acquistando un diritto di valore infinito alle grazie necessarie per salvare gli uomini tutti, occorre, tuttavia, che gli uomini vengano ad attingere al tesoro del suo Cuore. Occorre che essi si lascino applicare i frutti della Passione e si salvino realmente. Anche in ciò bisogna che Gesù li aiuti con la collaborazione di Maria.

Quest’ufficio di Gesù è ancora un ufficio sacerdotale. Il Sacerdote non ha solo il compito di offrire il sacrifìcio a Dio —benché sia il suo compito principale— deve ancora comunicare alle anime, a ciascun’anima a lui affidata, le grazie divine. La mediazione universale di Cristo è una strada in due sensi, uno che sale al Padre per ottenere il potere di salvare tutti gli uomini e l’altro che discenda dal Padre per applicare loro i meriti ottenuti.

Parimenti, dire che Maria è la Mediatrice di tutte le grazie non è solo affermare che ella ci ha meritato, con la sua Compassione, tutto quello che Gesù ci ha acquistato con la sua Passione, ma anche credere che Maria è, insieme a Gesù, la Dispensatrice di tutte le grazie discese dal Padre ed accordate ad ognuna delle anime nostre.

 


Ma per ben comprendere in che cosa consiste l’ufficio che Gesù e Maria esercitano su di noi dall’alto dei cieli, bisogna far intervenire qui un’altra considerazione, che finisce di darci la comprensione di questo mistero d’Amore Infinito per ciascuno di noi: Gesù non è solo il nostro Sacerdote, è anche il nostro Re e Maria non è solo la nostra Mediatrice, ma anche la nostra Regina. Il loro potere non è solo un potere di intermediari tra Dio e gli uomini, ma un potere di realissima giurisdizione sulle anime nostre, un potere dato loro per meglio disporci a ricevere le grazie e a profittarne in pieno.

Nostro Signore è, infatti, il Capo del Corpo Mistico. la personificazione vivente dell’ideale al quale tendono tutte le membra del suo Corpo; egli è il meraviglioso condottero di uomini, che li istruisce, li trascina, li attira a sé, li stringe intorno alla sua persona per governarli e farli pervenire all’eterna felicità. Egli stabilisce l’ordine di questa società spirituale, disponendo dei benefici di Dio, che ha acquistato col suo Sangue, secondo un piano destinato ad assicurare il suo Regno eterno —la celeste Gerusalemme— la pienezza dello splendore e della felicità. Per ciò dispone del potere regale. Egli ha la facoltà di promulgare leggi, di imporre la sua volontà ai sudditi, che sono tenuti ad obbedirgli; sanziona le loro azioni ricompensando i buoni e punendo i colpevoli, ma lo fa con giustizia e misericordia, tenendo conto delle debolezze degli uomini che governa. Infine, Nostro Signore, da vero Re, difende il suo Regno contro i nemici, specialmente contro Satana e i suoi satelliti, e conduce i suoi fedeli a sempre nuove conquiste, accrescendo così ed abbellendo il suo Regno sino alla fine dei tempi.

Ma questa regalità nostro Signore l’esercita con una autorità ignota, sconosciuta ai sovrani della terra. Questi non possono governare gli uomini se non dal di fuori, mentre Cristo ha potestà sulle coscienze, è il Signore delle intelligenze, capace di illuminarle dal di dentro; è Re dei cuori e può trasformarli ed indurli a fare la sua volontà. Egli è il padrone della nostra salute e del nostro corpo, tutto disponendo in noi, come gli sembra bene. In breve, è un Re onnipotente, un Re che governa secondo il proprio beneplacito.

Tuttavia, Gesù non violenta le anime; al contrario, si fa supplicante, aspetta da noi che acconsentiamo al suo amore, che accettiamo di entrare nel suo Regno. Gesù, infatti, non regna che per amore. E’ venuto per salvarci e non può salvarci senza di noi, senza il nostro consenso. Ecco perché Nostro Signore ci governa con tanta dolcezza e tenerezza, come un buon pastore conduce le sue pecorelle, come un padre guida i suoi figliuoli.

Ecco ancora perché Nostro Signore ha voluto avere al vuo fianco la sua Santa Madre. Per vincere le nostre resistenze e farci dare un adesione piena ai suoi divini voleri, per farci chinare il capo ed anche per rialzarci quando siamo caduti, per farci toccare con mano la tenerezza materna di Dio stesso, è necessaria una Mamma.

La Vergine Santissima è Regina perché Gesù è Re, ed è Regina in e per Cristo Re. Ma Regina lo è in pieno, disponendo in cielo di un potere regale come quello di Cristo. Con lui ella governa la Chiesa e la dirige al suo ultimo fine, disponendo delle grazie divine con lui acquistate sul Calvario e distribuendole secondo che il bene delle anime e l’ordine generale del Corpo Mistico lo richiedono (Cfr ALBERTUS MAGNUS, S., Mariale, Q. 43, a. 2: "Ipsa enim eiusdem regni regina est cuius ipse est rex").

La sua santità personale la pone si in alto, ai disopra di tutti i Santi, che ella li domina con la sua pienezza di grazia e col grado di Madre e Sposa di Cristo.

Tutti i Santi, dopo che a Cristo, devono a lei la loro santità e tutti gli Angeli la riconoscono loro Regina. Ci sia permesso citare un passo di S. Bernardino da Siena, che riassume mirabilmente questa dottrina: "Poiché tutto il valore divino, tutto l’essere, la potenza, la scienza e il divino volere furono racchiusi nel seno della Vergine, non temo di asserire che ella ha una certa giurisdizione sull’elargizione di tutte le grazie… La Madre di Dio ottenne il diritto di essere chiamata Regina di misericordia. E poiché ella è la Madre del Figlio di Dio che produce lo Spirito Santo, tutti i doni, tutte le virtù e tutte le grazie dello Spirito Santo sono distribuiti per mano sua a chi vuole, quando vuole, e nella misura che vuole" ("***** tota natura divina, totum esse, posse, scire et velle divinum intra Virginis uterum extiterit clausum, non timeo dicere quod in omnium gratiarum effluxus quandum iurisdictionem habuerit haec virgo, de cuius utero, quasi de quodam divinitatis oceano, rivi et flumina emanabant omnium gratiarum. Revera maternitas Dei hanc in mundo naturali iure obtinuit dignitatem ut Regina misericordiae merito nuncuparetur… Et quia talis est Mater Filii Dei qui producit Spiritum Sanctum, ideo omnia dona, virtutes et gratiae ipsius Spiritus Sancti quibus vult, quando vult et quantum vult per manus ipsius adminstrantur". BERNARDINUS SENENSIS, S., Sermo in Nativ., c. VIII).

S. Ludovico Grignion de Montfort da parte sua ha fatto questa affermazione sorprendente: "Dio Spirito Santo comunicò a Maria, sua fedele Sposa, i suoi ineffabili doni e la scelse quale dispensatrice di tutto ciò ch’egli possiede: cosicché ella distribuisce a chi vuole, quanto vuole, come vuole, e quando vuole, tutti i suoi doni e le sue grazie, e nessun dono celeste è quindi concesso agli uomini che non passi per le sue mani verginali. Poiché tale fu il volere di Dio, il quale dispose che tutto noi avessimo per Maria" (LUDOVICUS GRIGNIO DE MONTFORT, S. – Trattato…, n. 25).

"L’Altissimo —dice ancora— la costituì unica tesoriera dei suoi tesori e unica dispensatrice delle sue grazie, affinchè nobiliti, innalzi e arricchisca chi ella vuole, faccia entrare chi ella vuole nella via stretta del Cielo, faccia passare ad ogni costo chi ella vuole per la porta stretta della vita, e a chi ella vuole conceda trono, scettro e corona di re" (Ibid., n. 44).

S. Pier Damiani aveva osato scrìvere: "Ella non solo domanda, ma comanda; è Signora e non serva" ("Non solum rogans sed imperans, domina non ancilla".PETRUS DAMIANUS, S., Sermo in Nativ., 44).

Per comprendere questi brani bisogna ricordare che è Dio che fa volere efficacemente alla Santissima Vergine tutto ciò che Egli vuole che desideri per noi, in virtù della sua unione di carità con Cristo e col Padre: "Aiuto e sposa —scrive S. Alberto Magno— ella partecipa al regno come ha partecipato alla Passione" (ALBERTUS MAGNUS, S., Mariale, Q. 42. I pittori non trovarono affatto irreverente rappresentare la Santissima Vergine nell’atto di mostrare al Padre le mammelle che avevano allattato Gesù, mentre questi gli mostrava le sue piaghe: "Christus ostendit Patri corpus et vulnera, Maria vero, pectus et ubera". Cfr. VLOBERG, M. La Vierge et l’Enfant dans l’art français. Grenoble, 1934, t. 1, pp. 92-98).

Dio può decretare che certe grazie siano più particolarmente accordate alla preghiera di Maria, come l’agiografia tante volte ci mostra.

Senza temerità ci sembra che si possa affermare che, fra tutti i membri del Corpo Mistico, la Santissima Vergine ha dei figli prediletti, i suoi "schiavi d’amore". Ella ama tutti i cristiani, tutte le anime amate da Cristo, ma esercita un potere speciale su coloro che spontaneamente acconsentono alla sua azione e vivono coscientemente in sua unione e alle sue dipendenze.

A molti teologi, poi, sembra verosimile che, su un punto almeno, la regalità della Santissima Vergine si eserciti in modo diverso da quella del Figlio: Gesù ha voluto riservare a sé il potere giudiziario, lasciando a Maria l’ufficio proprio delle mamme, la misericordia. La Santissima Vergine non punisce, perdona sempre, é il rifugio dei peccatori, Regina misericordiae, Refugium peccatorum.

E’ soprattutto nel modo della sua azione materna, però, che vedremo l’ufficio da lei svolto nel Corpo Mistico accanto al Sommo Sacerdote.

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Il suo ufficio è un ufficio materno e subordinato a quello di Cristo Sacerdote e Re. Ella agisce come una madre, disponendo gli individui a ricevere la grazia del Padre. Non è causa della grazia in noi.

In un testo prezioso, in cui non nomina, è vero, la Santissima Vergine, ma che possiamo senza dubbio alcuno applicare alla Madonna, S. Tommaso insegna che, a fianco dell’unico Mediatore e al di sotto di Lui, può esservi posto per altri mediatori subordinati, che agiscono disponendo le anime all’unione con Dio ("Nihil tamen prohibet aliquos alios secundum quid dici mediatores inter Deum et homines, prout scilicet cooperantur ad unionem hominum ***** Deo, dispositive vel ministerialiter" THOMAS AQUINAS. – Summa Theol. IIIª Q 26 a. 1).

Ma, praticamente, in che modo la Santissima Vergine, da vera Madre, ci disporrebbe alla grazia divina?

Con la sua preghiera e, senza dubbio, con la sua azione spirituale in noi.

La preghiera di Maria è sovranamente efficace. E’, sì, la preghiera di una semplice creatura, ma d’una creatura che è la Regina dell’universo e la Regina di tutti gli uomini: è la preghiera di una creatura che ha veramente meritato in antecedenza tutto quello che a Dio domanda. Maria reclama per i suoi figli le grazie di cui sa che hanno bisogno, perché ella li vede ora nel Verbo di Dio, nel Figlio, in una visione beatifica che non le lascia sfumare nulla delle miserie e degli sconforti dei poveri peccatori, dei desideri e delle grida delle anime di buona volontà o dei santi di quaggiù. Ella, dunque, agisce in noi prima di tutto, con la preghiera, con la sua unione di carità con Dio.

 

Ma si deve andare oltre e parlare di una azione reale di Maria in noi, d’una presenza spirituale della Vergine Santissima presso di noi, d’una causalità fisica strumentale di Maria, come dicono i teologi?

Le confidenze dei Santi Sacerdoti, dei quali abbiamo raccolto le testimonianze nel capitolo precedente, e quelle di molte altre anime pie (Cfr. NEUBERT,E., L’union mystique à la Trés Sainte Vierge, in La Vie Spirit., t. 1, 1937, pp. 15-29. L’A. cita frequentemente la monaca fiamminga Maria di S. Teresa, della qualee L., Van den Bossche ha tradotto parte delle opere ne L’union mystique à Marie (Cahier de la Vierge). Paris, 1936. Avrebbe potuto citare anche il direttore di questa mistica, il carmelitano Michele di S. Agostino, che ha scritto una Vie Marie-Forme eidta in appendice alla sua Introductio ad vitam carmeliticam, ed. Wesselo, Roma, 1926, pp. 363-389), non ci orientano in tale senso?

Dopo aver affermato, come abbiamo fatto innanzi, la regalità universale —benché subordinata— di Maria, dopo aver detto con la Tradizione che è la Madre della Divina grazia e la Mediatrice universale, non sarebbe forse un minimizzare il suo ufficio nella nostra santificazione, riducendolo alla sola causalità morale della preghiera? (Cfr. GARRIGOU-LAGRANGE, R., O.P., La Mère du Saveur et notre vie intèrieure, Lyon, 1941, pp. 241-247).

Coloro che hanno paura di insegnare l’esistenza di una causalità fisica in Maria sono, forse, arrestati da una concezione troppo univoca, troppo unilaterale di questa. Perché non si intende affatto concepire l’azione della Santissima Vergine allo stesso modo della causalità sacramentale.

 

Basta ricordare che tra Maria e noi esiste un legame reale —che oltrepassa quello morale del pensiero e dell’amore— e che è quello stesso che unisce tutti i cristiani tra loro in Cristo. E’ il vincolo che unisce le membra al capo, il vincolo del Corpo Mistico, legame che risulta dall’influsso costante che parte dal Capo e scorre nelle membra, legame delle grazie attuali e della grazia santificante, legame che è l’effetto d’una "virtus", di un’azione di Cristo in noi.

Seguendo S. Tommaso, i teologi ammettono che la Santa Umanità di Cristo è a noi unita "per contactum virtutis". Essa resta in cielo come in suo luogo proprio, ma di lassù agisce su noi e ci tocca così a distanza, come la voce, attraverso il telefono, ci rende presente per contatto virtuale o dinamico, la persona che ci parla.

E’ cosi, pare, che possa spiegarsi l’azione della Santissima Vergine in noi e la sua presenza spirituale presso di noi. Ella non lascia il cielo, ma a distanza, come la Santa Umanità di Cristo — e d’altronde per essa e con essa— Maria ci dispone a ricevere le grazie di Cristo (Ibid., pp. 251-255).

 

Gersone, d’altronde, lo dice con tutta chiarezza: "O Vergine Santissima, non oseremo noi dire che voi siete presente (…) certo non con le dimensioni corporali —benché, in virtù della sua agilità, il vostro corpo glorioso possa invisibilmente muoversi— ma con la vostra influenza spirituale su noi e col vostro sguardo rivolto con tanta misericordia verso di noi che gemiamo in questa valle di lacrime…"? (GERSONE, Sermo I de Spirito Sancto – Anversa, I., Ellliés du Pin, 1706, t. 3, col. 1234).

Maria è Madre nostra. Ella non solo ci vede "in Verbo", al fine di intercedere per noi presso il Padre in unione col Figlio, ma agisce ancora in noi col Sommo Sacerdote e Re dei nostri cuori. Ella ci dirige e conduce a Dio. E’ Regina dei nostri cuori, li possiede ed ha ogni potere per condurli all’amore di Gesù. Un contatto intimo di carità si stabilisce fra lei e noi, tutto ordinato ad accrescere la nostra intimità con Cristo.

 

Il realismo del Corpo Mistico e dell’unione che, per il fatto di essere in stato di grazia, esiste quasi ontologicamente tra Cristo e le sue membra, prima ancora di qualsiasi atto che ci faccia prendere coscienza di tale legame e prima di qualsiasi atto di carità che ci faccia vivere da fratelli, ci porta a credere al realismo dell’unione tra Maria ed i suoi figliuoli. Se Maria ci ama tanto, se ci conosce tutti nella visione beatificata, se per ciascuno di noi ella chiede ciò che ci abbisogna, non è forse perché, prima di questa causalità morale, esiste un fondamento reale, una unione ontologica fra lei e noi? (Per S. Tommaso, l’unione d’amore è causata da una connaturalità ontologica, dalla similitudine delle forme dell’essere. Cfr. Summa Theol. I-IIª Q 27 a. 3 e Q. 28, a. 1).

Si spiegherebbero cosi le affermazioni si forti della Tradizione della Liturgia, in particolare dei testi della festa di Maria Mediatrice di tutte le grazie, circa l’azione della Santissima Vergine in noi.