Ministero gradito al Signore

Mons. Pasquale Morganti
Arcivescovo di Ravenna e Vescovo di Cervia
L'AMMINISTRAZIONE DEL SACRAMENTO DELLA PENITENZA
Meditazioni per sacerdoti


San Pio da Pietralcina in confessionale

MEDITAZIONE II.

Ministero gradito al Signore.

1. Gloria e gradimento a Dio.

Rende gloria a Dio: «Eppure il Signore aspetta per farvi grazia, per questo sorge per aver pietà di voi, perché un Dio giusto è il Signore; beati coloro che sperano in lui!» (Is 30,18).
Gradita a Dio. Ripetutamente Dio esprime il gradimento sino a dire, che sua parlare gioia è guardare i peccatori e lavorarne la riconciliazione: «Su chi volgerò lo sguardo? Sull'umile e su chi ha lo spirito contrito e su chi teme la mia parola» (Is 66,2). Anche tu, o sacerdote, dovresti provare, a preferenza d'altri ministeri, questa gioia di occuparti dei miseri peccatori, dal momento che Dio stesso mostra di non curarsi dei grandi personaggi per rivolgere i suoi occhi e il suo cuore verso i peccatori.
3° Gesù Cristo, esplicitamente e chiaramente, manifestò questo suo gradimento, quando disse: «Così, vi dico, ci sarà più gioia in cielo per un peccatore convertito, che per novantanove giusti che non hanno bisogno di conversione» (Lc 15,7).
Lo stesso si ricava dal colloquio di Gesù con Pietro: «Simone di Giovanni, mi vuoi bene tu più di costoro? Pasci le mie pecorelle» (Gv 21, 15.17). Ove S. Giovanni Crisostomo fa questa riflessione: «Nullum enim officium hoc Deo carius… neque prorsus alia res est, quae perinde declaret doceatque quis sit fidelis et amans Christi, quam si fratrum curam habeat, proque, illorum salute sollicitudinem gerat».
4° Inoltre è spesso ripetuta, anzi descritta questa verità nel S. Vangelo, in tante parabole, nelle quali Gesù ha inteso manifestare il suo gaudio grande, ogni qualvolta un peccatore ritorna a lui. Egli si raffigurò nel pastore, che ritrovata la pecorella smarrita, «se la mette in spalla tutto contento, va a casa, chiama gli amici e i vicini dicendo: Rallegratevi con me, perché ho trovato la mia pecora che era perduta» (Lc 15, 5-6). Si raffigurò ancora nella donna, che ricuperata la dramma perduta anch'essa a sua volta ne fece gran festa: «Rallegratevi con me, perché ho ritrovato la dramma che avevo perduta» (Lc 15,9). Parimenti si raffigurò nel padre del povero figliol prodigo, che riavutolo solennizzò festosamente il ritorno, dichiarando questa festa e tanto tripudio una vera necessità pel suo cuore: « ma bisognava far festa e rallegrarsi, perché questo tuo fratello era morto ed è tornato in vita, era perduto ed è stato ritrovato » (Lc 15,32).
Comprendi dunque che Dio riceve gloria e gioia indicibile nel vedersi ritornare un peccatore: dunque deve essere tua preoccupazione procurare a lui questo, godimento. Pensa che, cosi operando, ti formerai una corona di meriti grandissimi presso Dio, il quale sarebbe a te debitore di una gloria e gioia di cui tanto sì compiace. Egli certo non si mostrerà da meno di Tobia, che si disponeva a ricompensare generosamente Raffaele per avergli ricondotto sano e colmo di ricchezze il figlio. È questa una pallida immagine di quanto fa il sacerdote nel confessionale, ove libera le anime da tanti pericoli, le scioglie da tanti ritegni e le ritorna ricche della grazia di Dio.

2. Esempi dei Santi.

I Santi sapevano molto bene condividere questa gioia stessa con Dio. S. Francesco di Sales ad un personaggio, meravigliato che avesse ancora stima di lui dopo la confessione di molte enormità, rispose queste parole: «La vostra anima mi pare più bianca della neve. Vi considero come una creatura da me rigenerata in Gesù Cristo».
E S. Filippo Neri era solito dire: «Il solo rimanere nel Confessionale mi è di grandissimo gusto». E rimproverato che, benché ammalato, si occupasse di tale ministero rispondeva, che «non gli era di fatica ma piuttosto di sollievo e di svago».
Ecco la condotta dei Santi: tanto conforme a quella di Dio!
E tu riputerai poca fortuna il poter rendere gloria e gioia a Dio? E potrai non trovare una gioia vivissima, anche tu, in opera che allieta il Cuore di Dio medesimo? E se perdura in te la poca simpatia a questo ministero, mentre Gesù Redentore ne dimostra un immenso gradimento, non dovrai facilmente persuaderti di essere in aperta contraddizione di inclinazioni con il Maestro divino? Come potrai chiamarti suo ministro, se rifuggi di fare ciò ch'egli brama con tanto ardore?
Per quanto dunque la tua mente e il tuo cuore, sviato dall'amor proprio ti contrarino, procura di compiere volentieri, con diligenza ed amore questo ministero, non fosse altro per compiacere al tuo Dio, che ti promette la gloria eterna del cielo.

Proposito: Confesserò volentieri per dar gloria e gradimento a Dio.

 


Testo tratto da: Mons. Pasquale Morganti, L'amministrazione del sacramento della penitenza, Torino: Marietti, 1944, pp. 7-10.