La comunione degli eletti allo stato di Gesù Ostia

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P. SILVIO MARIA GIRAUD
MISSIONARIO DELLA SALETTE

SACERDOTE E OSTIA

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CAPITOLO VENTUNESIMO. La comunione degli eletti allo stato di Gesù Ostia e il loro sacrificio eterno
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 Che vi sia una Comunione in cielo, Comunione degli Eletti, di MARIA, degli Angeli, dei Santi tutti, allo stato di Ostia di GESÙ, Comunione ammirabile e perfetta, di cui la Comunione sacramentale è il preludio e la figura, è verità delle più sicure e luminose, benché, al primo aspetto, possa sembrare straordinaria. Per togliere dalla mente ogni esitazione, basta citare queste belle parole del santo Concilio di Trento:
    «Ricevano spesso i fedeli quel Pane che è sopra ogni sostanza.… affinché possano, dopo il viaggio di questo triste pellegrinaggio, arrivare alla Patria celeste, dove si ciberanno, senza velo, di quel medesimo Pane degli Angeli che mangiano quaggiù sotto il velo del Sacramento» (Sess. XIII, cap. VIII, De Eucharistia).
   Nostro Signore stesso, nel momento dell’istituzione della Eucaristia, ci rivelava questo mistero: Non bibam amodo, de hoc genimine vitis, usque in diem illum, cum illud bibam vobiscum novum in regno Patris mei» (Mt 26, 28-29). È l’annuncio di un banchetto eterno. «Desiderio desideravi hoc pascha manducare vobiscum, antequam patiar Dico enim vobis, quia ex hoc non manducabo illud, donec impleatur in regno Dei» (Lc 22, 15-16).
    Donec impleatur! Quaggiù, tutto incomincia e nulla definitivamente si compie. Non possediamo ancora che la figura, benché questa contenga una realtà adorabile; ma questa realtà è velata; e ciò ch’essa ci dà in un modo precario è l’annuncio di ciò che ci sarà dato e comunicato nell’eternità. Al Cielo sono reservate «il Complemento» finale, il pieno svolgimento e l’ultima perfezione (170).

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    Origene, commentando le parole di Nostro Signore, dice:
«Manifestum est autem quoniam veram escam et verum poctum manducabimus et bibemus in regno Dei? aedificantes per ea et confortantes verissimam illam, vitam… Et semper JESUS his qui secum pariter agunt festitivitatem, accipiens panem a Patre, gratias agit et frangit et dat discipulis secundum quod unusquisque eorum capit accìpere (In Matth., Commentar., n. 86) E sant’Agostino: «Non erimus sine esca et potu. Ipse erit cibus noster DEUS; et potus noster. Solus ille cibus reficit, nec deficit» (171).

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    Così adunque, tutto il Cielo gode della Comunione a GESÙ, Ostia del Padre, e di Lui si ciba; e questo alimento è la sua vita eterna e indefettibile. MARIA gode della Comunione al Figlio suo e da Lui riceve tutta la sua felicità e tutta la sua gloria, entrando, con questa perpetua Comunione, nelle disposizioni della Vittima eterna verso il Padre; gli Angeli partecipano pure a questa Comunione a GESÙ (172), e tutti i predestinati siedono a questa mensa divina e si cibano di quella carne. È questo quel banchetto di cui parlano le Scritture e i santi Dottori. «Beati, dite san Giovanni; Beati coloro che sono chiamati alla grande cena delle nozze dell’Agnello (Ap 19, 9, 7)! «Signore,dice san Tommaso, ve ne supplico, degnatevi di farmi giungere, benché peccatore, a quell’ineffabile banchetto, dove voi stesso, col vostro Figlio e con lo Spirito Santo, saziate pienamente gli Eletti e siete la loro perfetta felicità!»(173).

     Ma se i Santi ricevono GESÙ in una ineffabile comunione, è manifesto che sono una sola Ostia con Lui. Dove sarebbe infatti l’unità, se questa non fosse il frutto di una tal Comunione? Sant’Agostino con particolare compiacenza parla di questa unità: «Omnes unus in uno ad unum erimus» (In Ps., 146). È l’unità del Corpo mistico nell’Unità del Capo, che si riferisce all’unica gloria di Dio solo. O Santo cantico dell’amore, che è la lode universale della società dei Santi, la lode, dell’Olocausto eterno! Con quale compiacenza i Padri hanno insistito su questa verità! Il Capo è Vittima, lo sono pure i membri; e, perché il Sacrificio è perfetto, il Sacrificio di tutto il cielo è l’Olocausto. La risurrezione dei corpi, essa medesima, sarà una preparazione a quel glorioso Sacrificio. Come GESÙ CRISTO, nella sua Risurrezione, è diventato Vittima immortale; così, per i predestinati, la risurrezione sarà la perpetua consacrazione del loro stato di Ostia e un vero Olocausto: sant’Agostino lo dice espressamente (174): quale magnifica preparazione, un tal trionfo! Per verità, fin d’ora, le anime beati, offrono in cielo il sacrificio di se medesime: non hanno bisogno del loro corpo per essere olocausti di amore e di lode, del proprio corpo, secondo la raccomandazione di san  Paolo, con Cristo. Ma, perché durante la vita viatrice, esse han fatto «un’Ostia viva e santa» (Rm 12, 2), perciò, dopo la loro risurrezione, il Sacrificio avrà la sua ultima perfezione.

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     San Gregorio Papa, con grande autorità, dice:
    «Sancta Ecclesia duas vitas habet: unam quam temporaliter ducit, aliam quam in aeternum recipit… Atque, in utraque vita offert sacrificium: hic videlicet sacrificium compunctionis, et illic sacrificium laudis. In utroque autem sacrificio, carnes offeruntur: quia hic oblatio carrnis est maceratio corporis, ibi oblatio carnis est in laudem Dei glorria resurrectionis. Illic quasi in: holocaustum offeretur caro, quando, in aeterna incorruptione permutata, nihil contradictionis, nihil mortalitatis habuerit; quia tota simul amoris ejus ignibus accensa, in laude sine fine permanebit» (175).
     «Quella carne», che è il Corpo mistico, «sarà per intera consumata dal fuoco dell’amore», che è lo Spirito Santo, «e occupata senza fine nella lode» di Dio, lode che sarà, secondo una immagine ardita usata da sant’Agostino, «l’espressione e l’esplosione della interna sazietà» (176), frutto questa della Comunione perpetua a GESÙ Ostia e causa di nuova sazietà: «Angelus os apertit in laudem Dei, dice Pietro Cellense, et Deus implet illud tam adipe Divinitatis quam carne et sanguine interregerrime naturae Humanitatis» (177). È questa, propriamente e nel modo più esplicito, la Comunione al Verbo incarnato. Così, la Comunione riempie di lode la bocca di ognuno degli Eletti del cielo, e questa bocca, che si apre per la lode, riceve una Comunione eternamente nuova.

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     Questa lode che fanno tutti gli eletti è la lode medesima, la Religione medesima del Verbo incarnato. Essa quindi è Adorazione, Benedizione, Azione di grazie, Amore, Amore di compiacenza, di congratulazione, di felicitazione; essa è Oblazione, Immolazione a Dio; è pure Comunione a Dio, a GESÙ CRISTO e ai Santi. I Santi, con questa lode e questo stato di Olocausto così perfetto e assoluto, si dànno in Comunione a Dio Padre, il quale vedendo in loro i lineamenti, la vita, lo stato, l’essere medesimo del Figlio suo, e scorgendoli in quel fuoco consumante che è il suo timore, il suo Spirito, in essi si compiace con incomprensibile gioia, eternamente li attira in se stesso e li riceve nel suo seno; perché è qui il luogo e la sorgente di quella gioia promessa loro quando ha detto: «Entrate nel gaudio del vostro Signore» (Mt 21).

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     San Bernardo, parlando della Comunione che noi diamo a Dio con la nostra fedeltà, nella vita presente, dice: «Gaudium Domini, fortitudo nostra. Cum pascit, pascitur, et cum pascitur, pascit, simul nos suo gaudio spirituali reficiens, et de nostro aeque spirituali gaudens… Cibus ejus salus mea, cibus ejus ego ipse… Et manducat nos, et manducatur a nobis, quo arctius illi adstringamur. Non sane alias perfecte unimurilli. Nam si manduco et non manducor, videbitur in me esse ille, sed mondum in illo ego… Per hoc in Deo manent, et Deus in eis, manducantes Deum, et manducati a Deo» (In Cant., sermo LXXI).
     Così ì Santi si dànno in Comunione al Padre; allo stesso modo e per le stesse cause, si dànno pure a Nostro Signore medesimo (178). Anzi non possono darsi al Padre che in GESÙ CRISTO. GESÙ, anche in cielo rimane il Mediatore universale; anche in cielo, Egli è per sempre «la Via, la Verità e la Vita» (179). «Quando si è fatto uomo, dice san Cirillo di Alessandria, ha fatto al genere umano una grazia grande, e per dire il vero, una immensa grazia, coll’attirare tutti gli uomini all’unità in se medesimo» (Thesaurus). Nel CRISTO, infatti, il Padre scende dalla sua adorabile sublimità; GESÙ CRISTO poi ci attira a sé; questo attirarci e la gloria che prende nel riceverci, questo costituisce la Comunione deliziosa ch’Egli si prende degli Eletti; ed è in questo modo che in Lui, per mezzo di Lui, e con Lui noi diamo noi stessi al Padre (180). Così avviene quaggiù, fin da questo esilio: in Cielo tutto avrà il suo perfetto compimento.

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    I Santi, infine, si dànno in Comunione gli uni agli altri. Ed è questo un’altra grande meraviglia della vita del cielo, dove tutto è nell’unità di Dio e del suo CRISTO. Ut sit Deus omnia in omnibus. – Omnia et in omnibus Christus. Lo Spirito Santo diceva dei primi fedeli, che non avevano «che un corpo ed un’anima» (At 4, 32): è questo un lontano riflesso della gloria di quella divina unità. Quella « perfezione piena e completa nell’unità» (Gv 17, 23) che Nostro Signore domandava a suo Padre per i suoi nella preghiera dell’ultima cena, si compie in cielo nel glorioso Mistero del mutuo amore dei Predestinati. Ma chi potrebbe degnamente parlare di quei trasporti reciproci dei Santi? È questo un altro dei segreti riservati alla Patria. Niente sulla terra può fornire un termine di paragone, onde formarci un’idea di questa Comunione incessante, principio di inesprimibile gioia (181), specie di circuminsessione delle creature deificate, che Nostro Signore sembra aver annunciata quando disse ai suoi Apostoli: «In quel giorno voi conoscerete ch’io sono nel Padre mio, e voi in me, ed io in voi». E dopo, rivolgendosi al Padre: «Che tutti siano uno, come Voi, Padre, in me ed io in Voi; ch’essi pure siano uno in noi… La gloria che mi avete data, l’ho data loro, affinché siano uno come noi siamo uno» (Gv 14, 20; 17, 21-22).

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    In tal modo, i Santi diventano Ostie perfette nella carità. Ma sono pure Sacerdoti e lo attestano essi medesimi. «Vidi in mezzo al trono, dice san Giovanni, l’Agnello in piedi e come scannato a morte; e (gli Eletti) cantavano un cantico nuovo dicendo: «Degno siete voi, o Signore, di ricevere il libro e di aprire i suoi sigilli; perché siete stato ucciso, e ci avete ricomperati a Dio col vostro sangue… e ci avete fatti per il nostro Dio regno e sacerdoti» (182).
    «In qual modo sono essi Sacerdoti, e come esercitano il loro Sacerdozio? Nell’offrire continuamente a Dio GESÙ CRISTO, risponde il Padre de Condren; ed è questo l’unico mezzo di tributare alla Maestà divina l’onore, l’adorazione, la lode che le sono dovuti. Così, in pari tempo, GESÙ CRISTO offre se stesso, e con sé offre pure alla SS. Trinità tutti i Santi come suoi membri. I Santi, inoltre, offrono se medesimi, e con sé offrono GESÙ CRISTO, il loro Capo; offrono se stessi per mezzo di GESÙ CRISTO, con GESÙ CRISTO e in GESU CRISTO; ed ecco il segreto ammirabile per il quale GESÙ CRISTO, nella sua Persona e nei suoi membri, è la Vittima perfetta e insieme il Sacerdote eterno» (183).
     Piaccia alla grande misericordia del nostro Dio Salvatore, per sua gloria e nostra salvezza, di farci un giorno partecipi di uno stato così santo!

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NOTE
(170) Illa igitur nobis expetenda, in quibus perfectio, in quibus veritas est. Hic umbra, hic imago, illic veritas: umbra in Lege: imago in Evangelio, veritas in coelestibus. Nunc Christus offertur sed offertur quasi homo… quasi advocatus intervenit. Hic ergo in imagine ambulamus, in imagine videmus; illic facie ad faciem, ubi plena perfectio, quia perfectio omnis in veritate est. S. AMBROS., De officiis ministr., lib. I, cap. XLVIII
 
(171) In Ps., L. – Di s. Bernardo Arciv. di Vienna, si legge: «Rogatus a suis (jam moriturus) ut tanta inedia debilitatum corpus vel modico cibo refocillaret: Panis, inquit, ille jamjam, fratres mei, sumendus est, sine quo nec in mundo, nec in coelis vivitur; cujus sapor reficit angelos, apostolos pascit, sanctos recreat: quo quisquis vescitur, numquam in aeternum moritur

(172) S. Agostino ritorna spesso su questa dottrina, nei suoi Discorsi sopra i Salmi: Ecce cibus sempiternus (Verbum Dei); sed manducant Angeli… et manducantes saginantur, et integrum manet, quod eos satiat et laetificat. In Ps., XXXIII.
 
(173) Orat. pro gratiarum actione post Missam

(174) Quid est holocaustum? Totum incensum, sed igne divino: holocaustum enim dicitur sacrificium, cum totum incenditur… Hoc autem erit in resurrectione mortuorum… Tunc fiet quod scriptum est: Absorpta est mors in victoria. Victoria quasi ignis divinus est: quum absorbet et mortem nostram, holocaustum est. Non remanet mortale aliquid in carne, non remanet aliquid culpabile in spiritu… Erunt ergo illa holocausta. In Ps., LXV.
 
(175) Homil. in Ezech., lib. II, hom. X. – In Ps., VII passim.

(176) Laus Domini est eructatio saturitatis illius. In Ps., XXI.

(177) PET. CELLENS, De panibus, cap. I.

(178) Christus Dominus dicitur illos comedere quos in nutrimentum corporis sui Mystici et augmentum assumit, etc. GUGLIELM. PARISIENSIS, De Sacram, Euchar. cap, IV,

(179) GESÙ è la Via anche in cielo, poiché vi è sempre Mediatore, Per quem Majestatem tuam laudant Angeli.
 
(180) In Christo Pater, et Christus in nobis; unum in his esse nos faciunt. S, HILAR., De Trinitate

(181) «Non sapete voi che dopo il godimento di Dio in GESÙ CRISTO, la Comunione dei Santi è la felicità più grande che si possa godere in cielo?». OLIER, Lettres 177. Per intendere queste parole del servo di Dio Giovanni Olier, sarà bene riportarle nel contesto della Lettera citata dall’Autore, che qui riproduciamo: «Sarebbe cosa tanto santa per voi… che, nelle feste dei Santi, il vostro cuore si aprisse a loro, per essere così in comunione (ossia, per entrare in partecipazione) della loro divozione, e della loro vita interiore e divina, Non sapete che, dopo il godimento di Dio in Gesù Cristo, la comunione dei Santi (ossia la comunione dei Santi tra loro) è la più grande felicità che si possa possedere in Cielo, e che Dio è contento che i suoi incomincino, su la terra, una tale comunione? Quanto è dolce, nel corso dell’anno, andare ad immergersi, di Santo in Santo, in quelle dolci e felici sorgenti di grazia! Qual cosa santa, gustare in ciascuno il loro spirito e la loro vita e renderci partecipi delle loro operazioni interne e della loro occupazione verso Dio, verso Gesù, verso Maria e verso tutti i Santi, come degli omaggi di santità che offrono a Dio e di tutti gli atti di pietà che esercitano verso la Chiesa!» – (Nota del Traduttore).

(182) Apoc., V, 6-10; XVI, 20 e XX, 6. S. Agostino, sopra quest’ultimo testo, dice: Sicut omnes Christianos dicimus, propter mysticum Chrisma; sic omnes Sacerdotes, quoniam membra sunt unius Sacerdotis. De civit. Dei, lib. XX, cap. X.

(183) Idée du Sacerdote et du Sacrifice de Jésus-Christ, II partie, ch. V.