Vaticano II – Optatam Totius

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DECRETO
OPTATAM TOTIUS
SULLA FORMAZIONE SACERDOTALE
(28 ottobre 1965)



PROEMIO

Il Concilio ecumenico,
ben consapevole che l’auspicato rinnovamento di tutta la Chiesa dipende in gran parte
dal ministero sacerdotale animato dallo spirito di Cristo, afferma solennemente l’importanza
somma della formazione sacerdotale e ne delinea alcuni principi fondamentali, diretti
a riaffermare le leggi già collaudate dalla esperienza dei secoli e ad inserirvi
elementi nuovi, rispondenti ai decreti e alle costituzioni conciliari, nonché
alle mutate condizioni dei tempi. Questa formazione sacerdotale, data l’intrinseca
unità del sacerdozio cattolico, è necessaria a tutti i sacerdoti del
clero secolare e regolare e di ogni rito; perciò le seguenti norme, che riguardano
la formazione del clero diocesano, sono valide, tenuto conto degli adattamenti necessari,
per tutti i candidati al sacerdozio.

I. Regolamento
di formazione sacerdotale da farsi in ogni nazione

1. In tanta diversità
di popoli e di regioni non è possibile sancire leggi se non di carattere generale.
Si elabori perciò in ogni nazione e in ogni rito un particolare « Regolamento
di formazione sacerdotale » che dovrà essere compilato dalle conferenze
episcopali riveduto periodicamente ed approvato dalla Sede apostolica. Con tale regolamento
le leggi generali vengano adattate alle particolari circostanze di tempo e di luogo,
in modo che la formazione sacerdotale risulti sempre conforme alle necessità
pastorali delle regioni in cui dovrà svolgersi il ministero.

II. Necessità
di favorire più vigorosamente le vocazioni sacerdotali

2. Il dovere di promuovere
le vocazioni sacerdotali spetta a tutta la comunità cristiana, che è
tenuta ad assolvere questo compito anzitutto con una vita perfettamente cristiana.
A tale riguardo il massimo contributo viene offerto tanto dalle famiglie, le quali,
se animate da spirito di fede, di carità e di pietà, costituiscono
come il primo seminario, quanto dalle parrocchie, della cui vita fiorente entrano
a far parte gli stessi adolescenti. I maestri e tutti coloro che in qualsiasi maniera
curano l’educazione dei fanciulli e dei giovani, specialmente le associazioni cattoliche,
cerchino di coltivare gli adolescenti loro affidati in maniera che essi siano in
grado di scoprire la vocazione divina e di seguirla con generosità. Tutti
i sacerdoti dimostrino il loro zelo apostolico soprattutto nel favorire le vocazioni,
e con la loro vita umile, operosa, vissuta con cuore gioioso, come pure con l’esempio
della loro scambievole carità sacerdotale e della loro fraterna collaborazione
attirino verso il sacerdozio l’animo dei giovani.
È compito dei vescovi stimolare il proprio gregge a favorire le vocazioni
e curare a questo scopo lo stretto collegamento di tutte le energie e di tutte le
iniziative; inoltre essi si comporteranno come padri nell’aiutare senza risparmio
di sacrifici coloro che giudicheranno chiamati da Dio. Questa fattiva partecipazione
di tutto il popolo di Dio all’opera delle vocazioni corrisponde all’azione della
Provvidenza divina. Questa elargisce le qualità necessarie ed aiuta con la
sua grazia coloro che sono stati scelti da Dio a far parte del sacerdozio gerarchico
di Cristo; e nello stesso tempo affida ai legittimi ministri della Chiesa il compito
di chiamare i candidati che aspirino a così grande ufficio con retta intenzione
e piena libertà, dopo averne riconosciuta e provata l’idoneità, e di
consacrarli col sigillo dello Spirito Santo al culto di Dio e al servizio della Chiesa.
Il sacro Concilio in primo luogo raccomanda i mezzi tradizionali di questa comune
cooperazione, quali la fervente preghiera, la penitenza cristiana, nonché
una formazione sempre più profonda dei fedeli, da impartirsi sia con la predicazione
e la catechesi, sia anche con i vari mezzi di comunicazione sociale; formazione che
deve tendere a mettere in luce le necessità, la natura e la grandezza della
vocazione sacerdotale. Inoltre il Concilio stabilisce che le opere delle vocazioni,
già erette o da erigersi nelle singole diocesi, regioni o nazioni, a norma
delle direttive pontificie, debbano dirigere in maniera metodica e armonica tutta
l’azione pastorale per le vocazioni, senza trascurare nessuna utile indicazione offerta
dalla moderna scienza psicologica e sociologica, e la promuovano con una saggezza
pari allo zelo.
È necessario poi che l’opera delle vocazioni con larghezza di vedute si apra
oltre i confini delle singole diocesi, nazioni, famiglie religiose o riti e, guardando
alle necessità della Chiesa universale, arrechi aiuto specialmente a quelle
regioni dove più urgente è la richiesta di operai per la vigna del
Signore.

Formazione nei seminari
minori

3. Nei seminari minori
eretti allo scopo di coltivare i germi della vocazione, gli alunni, per mezzo di
una speciale formazione religiosa e soprattutto di un’appropriata direzione spirituale,
si preparino a seguire Cristo redentore con animo generoso e cuore puro. Sotto la
guida paterna dei superiori, coadiuvati opportunamente dai genitori, conducano un
tenore di vita conveniente all’età, alla mentalità e allo sviluppo
degli adolescenti, e in piena armonia con le norme di una sana psicologia, senza
trascurare una congrua esperienza delle cose umane e i rapporti normali con la propria
famiglia. Inoltre si adattino anche al seminario minore, per quanto lo consentono
le sue finalità e la sua natura, le norme che seguono, relative ai seminari
maggiori.
L’ordinamento degli studi deve essere tale da permettere agli alunni di proseguirli
altrove senza inconvenienti, qualora intendessero abbracciare un altro stato di vita.
Con pari premura si coltivino altresì i germi della vocazione degli adolescenti
o dei giovani in quegli istituti speciali che, in varie regioni, servono anche agli
scopi dei seminari minori, nonché di coloro che vengono formati o in altre
scuole o in altri ambienti educativi. Inoltre si abbia ben cura di promuovere istituti
o altre iniziative per le vocazioni adulte.

III.
Ordinamento dei seminari maggiori

Formazione pastorale

4. I seminari maggiori
sono necessari per la formazione sacerdotale. In essi tutta l’educazione degli alunni
deve tendere allo scopo di formarne veri pastori di anime, sull’esempio di nostro
Signore Gesù Cristo maestro, sacerdote e pastore. Gli alunni perciò
vengano preparati al ministero della parola, in modo da penetrare sempre meglio la
parola di Dio rivelata, rendersela propria con la meditazione e saperla esprimere
con la parola e con la vita; al ministero del culto e della santificazione, in modo
che pregando e celebrando le azioni liturgiche sappiano esercitare il ministero della
salvezza per mezzo de sacrificio eucaristico e dei sacramenti; all’ufficio di pastore,
per essere in grado di rappresentare in mezzo agli uomini Cristo, il quale non «
venne per essere servito, ma per servire e dare la sua vita a redenzione delle moltitudini
» (Mc 10,45; cfr. Gv 13,12-17) e di guadagnare molti, facendosi servi di tutti
(cfr 1 Cor 9,19). Pertanto tutti gli aspetti della formazione, spirituale, intellettuale,
disciplinare, siano con piena armonia indirizzati a questo fine pastorale, e tutti
i superiori e i maestri si applicheranno a raggiungere questo fine con zelo e con
azione concorde, nel fede le ossequio all’autorità del vescovo.

I superiori

5. Poiché la formazione
degli alunni dipende dal la saggezza dei regolamenti, ma più ancora dalla
idoneità degli educatori, i superiori e i professori dei seminari devono essere
scelti fra gli elementi migliori e diligentemente preparati con un corredo fatto
di solida dottrina, di conveniente esperienza pastorale e di una speciale formazione
spirituale e pedagogica. Bisogna perciò che a questo fine si organizzino appositi
istituti, o almeno dei corsi con programmi organici, nonché convegni di superiori
di seminario da tenersi periodicamente. I superiori e i professori abbiano viva la
consapevolezza di quanto la formazione degli alunni dipenda dal loro modo di pensare
e di agire; sotto la guida del rettore siano in strettissima unità di spirito
e di azione, e fra loro e con gli alunni formino una famiglia tale da tradurre in
pratica la preghiera del Signore: «Che siano una cosa sola» (Gv 17,11)
e da alimentare negli alunni la gioia della propria vocazione. Il vescovo incoraggi
con continua e premurosa predilezione coloro che lavorano nel seminario e si dimostri
vero padre in Cristo verso gli alunni. Tutti i sacerdoti considerino il seminario
come il cuore della diocesi e ad esso volentieri diano il proprio aiuto.
6. Con vigile cura, proporzionata alla età dei singoli e al loro sviluppo,
si indaghi sulla retta intenzione e la libera volontà dei candidati, sulla
loro idoneità spirituale, morale e intellettuale, sulla necessaria salute
fisica e psichica, considerando anche le eventuali inclinazioni ereditarie. Si ponderi
altresì la capacità dei candidati a sopportare gli oneri sacerdotali
e ad esercitare i doveri pastorali. In tutta la scelta degli alunni e nel sottoporli
a debita prova, sempre si abbia fermezza di animo, anche se si deve deplorare una
penuria di clero, non essendo possibile che Dio permetta che la sua Chiesa manchi
di ministri, se i degni vengono promossi e i non idonei sono tempestivamente e paternamente
indirizzati verso altri doveri ed aiutati a dedicarsi all’apostolato laicale, nella
consapevolezza della loro vocazione cristiana.

Seminari interdiocesani

7. Là dove le singole
diocesi non sono in grado di avere un proprio seminario, si erigano e si favoriscano
seminari interdiocesani, o regionali o nazionali, in modo da provvedere più
efficacemente ad una seria formazione degli alunni, la quale in questo campo è
da considerarsi come norma suprema. Tali seminari poi, se sono regionali o nazionali,
si reggano secondo le norme stabilite dai vescovi interessati ed approvate dalla
santa Sede. Nei seminari però dove gli alunni sono numerosi, pur conservando
l’unità della direzione e dell’insegnamento, essi vengano distribuiti, con
sistemi adeguati, in piccoli gruppi, affinché si possa provvedere meglio alla
formazione personale dei singoli.

IV. Approfondimento
della formazione spirituale

8. La formazione spirituale
deve essere strettamente collegata con quella dottrinale e pastorale e, specialmente
con l’aiuto del direttore spirituale, sia impartita in modo tale che gli alunni imparino
a vivere in intima comunione e familiarità col Padre per mezzo del suo Figlio
Gesù Cristo, nello Spirito Santo. Destinati a configurarsi a Cristo sacerdote
per mezzo della sacra ordinazione, si abituino anche a vivere intimamente uniti a
lui, come amici, in tutta la loro vita Vivano il mistero pasquale di Cristo in modo
da sapervi iniziare un giorno il popolo che sarà loro affidato. Si insegni
loro a cercare Cristo nella fedele meditazione della parola di Dio, nell’attiva partecipazione
ai misteri sacrosanti della Chiesa, soprattutto nell’eucaristia e nell’ufficio divino,
nonché nel vescovo che li manda e negli uomini ai quali sono inviati, specialmente
nei poveri, nei piccoli, infermi, peccatori e increduli. Con fiducia filiale amino
e venerino la beatissima vergine Maria, che fu data come madre da Gesù Cristo
morente in croce al suo discepolo.
Siano vivamente inculcati gli esercizi di pietà raccomandati dalla veneranda
tradizione della Chiesa; bisogna curare però che la formazione spirituale
non consista solo in questi esercizi, né si diriga al solo sentimento religioso.
Gli alunni imparino piuttosto a vivere secondo il Vangelo, a radicarsi nella fede
nella speranza e nella carità, in modo che attraverso l’esercizio di queste
virtù possano acquistare lo spirito di preghiera, ottengano forza e difesa
per la loro vocazione, rinvigoriscano le altre virtù e crescano nello zelo
di guadagnare tutti gli uomini a Cristo.

Educazione allo spirito
ecclesiale

9. Gli alunni siano penetrati
del mistero della. Chiesa, che questo sacro Concilio ha principalmente illustrato,
in maniera che, uniti in umile e filiale amore al vicario di Cristo e, diventati
sacerdoti aderendo al proprio vescovo come fedeli collabora tori ed aiutando i propri
confratelli, sappiano dare testimonianza di quell’unità con cui gli uomini
vengono attirati a Cristo. Con animo aperto impari no a partecipare alla vita di
tutta la Chiesa, secondo l’espressione di S. Agostino: « Ognuno possiede lo
Spirito Santo tanto quanto ama la Chiesa di Dio ». In modo ben chiaro gli alunni
dovranno comprendere di non essere destinati né al dominio né agli
onori, ma di dover mettersi al completo servizio di Dio e del ministero pastorale.
Con particolare sollecitudine vengano educati alla obbedienza sacerdotale, ad un
tenore di vita povera, allo spirito di abnegazione, in modo da abituarsi a vivere
il conformità con Cristo crocifisso e a rinunziare prontamente anche alle
cose per sé lecite, ma non convenienti.
Gli stessi alunni siano resi consapevoli degli oneri che dovranno affrontare, senza
nascondere loro nessuna difficoltà della vita sacerdotale. Tuttavia nel lavoro
futuro non devono considerare quasi unicamente il pericolo, ma siano formati ad una
vita spirituale che sappia trarre più che mai vigore dalla stessa loro attività
pastorale.

Educazione
alla castità

10. I seminaristi che secondo
le leggi sante e salde del proprio rito seguono la veneranda tradizione del celibato
sacerdotale, siano formati con cura diligente a questo stato. In esso, rinunziando
alla vita coniugale per il regno dei cieli (cfr. Mt 19,12), possono aderire a Dio
con un amore indivisibile che conviene profondamente alla nuova Alleanza, danno testimonianza
della futura risurrezione (cfr. Lc 20,36) e ricevono un aiuto grandissimo per l’esercizio
continuo di quella perfetta carità che li renderà capaci nel ministero
sacerdotale di farsi tutto a tutti. Sentano profondamente con quanta gratitudine
debba essere abbracciato questo stato, non solo come cosa comandata dalla legge ecclesiastica,
quanto piuttosto come prezioso dono di Dio da impetrarsi umilmente, ed al quale essi,
stimolati e aiutati dalla grazia dello Spirito Santo, devono affrettarsi corrispondere
liberamente e generosamente.
Gli alunni abbiano una conveniente conoscenza dei doveri e della dignità del
matrimonio cristiano, che rappresenta l’unione di Cristo con la Chiesa (cfr. Ef 5,22-23);
ma sappiano comprendere la superiorità della verginità consacrata a
Cristo, in modo da fare a Dio la donazione completa del corpo e dell’anima, per mezzo
di una scelta operata con matura deliberazione e magnanimità.
Siano avvertiti circa i pericoli ai quali, particolarmente nella società di
oggi, è esposta la loro castità con l’aiuto di mezzi divini e umani
adatti, imparino ad integrare nella loro persona la rinunzia al matrimonio in maniera
tale che la loro vita e la loro attività non abbiano in alcun modo a patire
danno dal celibato, ma questo permetta loro, al contrario, di acquistare un più
perfetto dominio sul corpo e sull’animo ed una più completa maturità
e giungere a meglio gustare la beatitudine del Vangelo.

Educazione
alla maturità umana

11. Si osservino diligentemente
le norme della educazione cristiana, e queste siano convenientemente perfezionate
coi dati recenti di una sana psicologia e pedagogia. Pertanto, per mezzo di una educazione
saggiamente proporzionata alla loro età, si coltivi negli alunni anche la
necessaria maturità umana. Questa si riconosce principalmente in una certa
fermezza d’animo, nel saper prendere decisioni ponderate e nel retto modo di giudicare
uomini ed eventi. Gli alunni si abituino a ben disciplinare il proprio carattere;
siano formati alla fortezza d’animo, e in generale imparino a stimare quelle virtù
che sono tenute in gran conto fra gli uomini e rendono accetto il ministro di Cristo
quali sono la lealtà, il rispetto costante della giustizia, la fedeltà
alla parola data, la gentilezza del tratto, la discrezione e la carità nel
conversare.
La disciplina nella vita di seminario deve considerarsi non solo come un sostegno
della vita comune e della carità, ma anche come un elemento necessario di
una formazione completa in vista di acquistare il dominio di sé, assicurare
il pieno sviluppo della personalità e formare quelle altre disposizioni di
animo che giovano moltissimo a rendere equilibrata e fruttuosa l’attività
della Chiesa. Tale disciplina tuttavia deve praticarsi in maniera da formare nell’animo
degli alunni l’attitudine ad accogliere l’autorità dei superiori per intima
convinzione, cioè per motivo di coscienza (cfr. Rm 13,5) e per ragioni soprannaturali.
Le norme disciplinari poi devono applicarsi in modo conforme all’età degli
alunni, cosicché essi, mentre si abituano gradualmente al dominio di sé,
imparino nello stesso tempo a fare retto uso della libertà, a sviluppare lo
spirito di iniziativa e a lavorare in comune con i confratelli e con i laici.
Tutta la vita di seminario, compenetrata di vita interiore, di silenzio e di premurosa
sollecitudine verso gli altri, va ordinata in maniera tale da essere come una iniziazione
alla futura vita sacerdotale.
12. Affinché la formazione spirituale abbia basi più solide e gli alunni
abbraccino la vocazione con una scelta scaturita da matura deliberazione, sa compito
dei vescovi stabilire un congruo intervallo di tempo da dedicare a un tirocinio spirituale
più intenso. Sarà altresì loro compito considerare l’oppotunità
di stabilire una qualche interruzione dei studi o un conveniente tirocinio pastorale
per provare meglio i candidati al sacerdozio. Secondo le particolarità delle
singole regioni, spetterà pure ai vescovi decidere se protrarre o meno l’età
canonica attualmente richiesta dal diritto comune per i sacri ordini, e anche decidere
sulla opportunità che gli alunni, al termine del corso teologico, esercitino
per un certo periodo di tempo l’ordine del diaconato, prima di essere promossi al
sacerdozio.

V. Revisione
degli studi ecclesiastici

Cultura umanistica

13. Gli alunni del seminario,
prima di iniziare gli studi ecclesiastici propriamente detti, devono acquistare quella
cultura umanistica e scientifica che il ciascuna nazione dà diritto ad accedere
agli studi superiori; inoltre devono acquistare quella conoscenza della lingua latina
che è necessaria per comprendere e utilizzare le fonti di tante scienze e
i documenti della Chiesa. È da considerarsi necessario altresì lo studio
della lingua liturgica propria di ciascun rito, e si promuova molto una congrua conoscenza
delle lingue della sacra Scrittura e della tradizione.

Orientare gli studi
al mistero di Cristo

14. Nel riordinamento degli
studi ecclesiastici si abbia cura in primo luogo di mettere in miglior rapporto la
filosofia e la teologia e di farle convergere concordemente alla progressiva apertura
dello spirito degli alunni verso il mistero di Cristo, il quale compenetra tutta
la storia del genere umano, agisce continuamente nella Chiesa ed opera principalmente
attraverso il ministero sacerdotale. Affinché questa prospettiva d’insieme
venga data agli alunni fin dalla soglia della loro formazione, gli studi ecclesiatici
incomincino con un corso introduttivo da protrarsi per un tempo conveniente. In questa
iniziazione agli studi, il mistero della salvezza sia proposto in modo che gli alunni
possano percepire il senso degli studi ecclesiastici, la loro struttura e il loro
fine pastorale, e insieme siano aiutati a far della fede il fondamento e l’anima
di tutta la loro vita e vengano consolidati nell’abbracciare la loro vocazione con
piena dedizione personale e con cuore gioioso

La filosofia

15. Le discipline filosofiche
vengano insegnate in maniera che gli alunni siano anzitutto guidati all’acquisto
di una solida e armonica conoscenza dell’uomo, del mondo e di Dio. Ci si baserà
sul patrimonio filosofico perennemente valido tenuto conto anche delle correnti filosofiche
moderne, specialmente di quelle che esercitano maggiore influsso nel loro paese,
come pure del progresso delle scienze moderne. Così i seminaristi, provvisti
di una adeguata conoscenza della mentalità moderna, potranno opportunamente
prepararsi al dialogo con gli uomini del loro tempo.
L’insegnamento della storia della filosofia si svolga in modo che gli alunni, mentre
apprendono principi fondamentali dei vari sistemi, siano in grado di ritenere ciò
che vi è di vero, di scoprire le radici degli errori e di confutarli.
Il metodo stesso dell’insegnamento ecciti negli alunni il desiderio di cercare rigorosamente
la verità di penetrarla e di dimostrarla, insieme all’onesto riconoscimento
dei limiti della conoscenza umana. Si presti molta attenzione ai rapporti tra la
filosofia i veri problemi della vita, nonché alle questioni che assillano
la mente degli alunni; i seminaristi stessi siano aiutati a cogliere il nesso tra
gli argomenti filosofici e i misteri della salvezza che vengono studiati in teologia
alla luce superiore della fede.

La teologia

16. Le discipline teologiche,
alla luce della fede e sotto la guida del magistero della Chiesa siano insegnate
in maniera che gli alunni possano attingere accuratamente la dottrina cattolica dalla
divina Rivelazione, la penetrino profondamente, la rendano alimento della propria
vita spirituale e siano in grado di annunziarla, esporla e difenderla nel ministero
sacerdotale.
Con particolare diligenza si curi la formazione degli alunni con lo studio della
sacra Scrittura, che deve essere come l’anima di tutta la teologia. Premessa una
appropriata introduzione, essi vengano iniziati accuratamente al metodo dell’esegesi,
apprendano i massimi temi della divina Rivelazione e ricevano incitamento e nutrimento
dalla quotidiana lettura e meditazione dei libri santi.
Nell’insegnamento della teologia dogmatica, prima vengano proposti gli stessi temi
biblici. Si illustri poi agli alunni il contributo dei Padri della Chiesa d’Oriente
e d’Occidente nella fedele trasmissione ed enucleazione delle singole verità
rivelate, nonché l’ulteriore storia del dogma, considerando anche i rapporti
di questa con la storia generale della Chiesa. Inoltre, per illustrare quanto più
possibile i misteri della salvezza, gli alunni imparino ad approfondirli e a vederne
il nesso con un lavoro speculativo, avendo san Tommaso per maestro. Si insegni loro
a riconoscerli sempre presenti ed operanti nelle azioni liturgiche e in tutta la
vita della Chiesa. Infine, imparino a cercare la soluzione dei problemi umani alla
luce della rivelazione, ad applicare queste verità eterne alle mutevoli condizioni
di questo mondo e comunicarle in modo appropriato agli uomini contemporanei.
Parimenti tutte le altre discipline teologiche vengano rinnovate per mezzo di un
contatto più vivo col mistero di Cristo e con la storia della salvezza. Si
ponga speciale cura nel perfezionare la teologia morale, in modo che la sua esposizione
scientifica, più nutrita della dottrina della sacra Scrittura, illustri la
grandezza della vocazione dei fedeli in Cristo e il loro obbligo di apportare frutto
nella carità per la vita del mondo.
Così pure nella esposizione del diritto canonico e nell’insegnamento della
storia ecclesiastica si tenga presente il mistero della Chiesa, secondo la costituzione
dogmatica « De Ecclesia » promulgata da questo Concilio. La sacra liturgia,
che è da ritenersi la prima e necessaria sorgente di vero spirito cristiano,
venga insegnata come è prescritto negli articoli 15 e 16 della costituzione
sulla sacra liturgia.
Tenendo opportuno conto delle condizioni delle varie regioni, gli alunni vengano
indirizzati a meglio conoscere le Chiese e comunità ecclesiali separate dalla
Sede apostolica romana, affinché possano contribuire al ristabilimento della
unità tra tutti i cristiani, secondo le prescrizioni di questo Concilio.
Vengano anche introdotti alla conoscenza delle altre religioni più diffuse
nelle singole regioni, affinché meglio riconoscano ciò che, per disposizione
di Dio, vi è in esse di buono e di vero, imparino a confutarne gli errori,
e siano in grado di comunicare la piena luce della verità a coloro che non
la possiedono.

I metodi didattici

17. Poiché l’insegnamento
dottrinale non deve tendere ad una semplice comunicazione di nozioni, ma ad una vera
formazione interiore, siano riveduti i metodi didattici, sia per organizzare le lezioni,
i colloqui e le esercitazioni, sia per stimolare il lavoro degli alunni, tanto in
privato che in piccoli gruppi. Si curi diligentemente l’unità e la solidità
di tutto l’insegnamento, evitando l’eccessivo numero di materie e di lezioni, e omettendo
quelle questioni che non hanno più quasi alcun interesse o che devono lasciarsi
agli studi accademici superiori.

Studi superiori

18. Sarà compito
dei vescovi curare che giovani capaci per carattere, virtù e intelligenza
vengano inviati in speciali istituti, facoltà od università, affinché
nelle scienze sacre o in altre che sembrino opportune si preparino sacerdoti muniti
di una formazione scientifica più profonda, i quali siano in grado di soddisfare
alle varie esigenze dell’apostolato. In nessun modo però venga trascurata
la loro formazione spirituale e pastorale, soprattutto se ancora non hanno ricevuto
il sacerdozio.

VI. Norme
per la formazione propriamente pastorale

19. Quella preoccupazione
pastorale che deve permeare l’intera formazione degli alunni richiede anche una diligente
loro istruzione nelle cose che riguardano in modo speciale il sacro ministero, specialmente
nella catechesi e nella predicazione, nel culto liturgico e nell’amministrazione
dei sacramenti, nell’attività caritativa, nel compito di andare incontro agli
erranti e agli increduli, e negli altri uffici pastorali. Si insegni loro accuratamente
l’arte di dirigere le anime, per mezzo della quale possano dare a tutti i figli della
Chiesa quella formazione che li porti ad una vita cristiana pienamente consapevole
ed apostolica e all’adempimento dei doveri del proprio stato. Con pari premura imparino
ad aiutare i religiosi e le religiose a perseverare nella grazia della propria vocazione
e a progredire secondo lo spirito dei vari istituti .
In generale si coltivino negli alunni quelle particolari attitudini che contribuiscono
moltissimo a stabilire un dialogo con gli uomini, quali sono la capacità di
ascoltare gli altri e di aprire l’animo in spirito di carità ai vari aspetti
dell’umana convivenza.
20. Si insegni anche a fare uso degli aiuti che possono essere offerti dalle discipline
sia pedagogiche, sia psicologiche, sia sociologiche secondo i giusti metodi e in
accordo con le norme dell’autorità ecclesiastica. Parimenti gli alunni vengano
accuratamente istruiti circa il modo di suscitare e favorire l’azione apostolica
dei laici nonché di promuovere le varie forme di apostolato più efficaci.
Infine siano penetrati di quello spirito veramente cattolico, che li abitui a guardare
oltre i confini della propria diocesi, nazione o rito, e ad andare incontro alle
necessità della Chiesa intera, pronti nel loro animo a predicare dovunque
l’Evangelo.
21. Poiché è necessario che i seminaristi imparino l’arte dell’apostolato
non solo teoricamente ma anche praticamente, e si rendano atti ad agire con responsabilità
propria e in collaborazione con gli altri, essi già durante il tempo degli
studi, anche nel periodo delle vacanze, siano a ciò iniziati attraverso esperienze
appropriate. Queste poi, proporzionatamente all’età dei seminaristi e alle
condizioni locali, secondo il giudizio prudente dei vescovi devono svolgersi metodicamente
e sotto la guida di persone esperte nel campo pastorale, sempre tenendo presente
la predominanza dei mezzi soprannaturali.

VII.
Perfezionamento della formazione dopo il periodo degli studi

22. Essendo necessario
proseguire e perfezionare la formazione sacerdotale, a motivo soprattutto delle circostanze
della società moderna, anche dopo che è terminato il corso degli studi
nei seminari sarà cura delle conferenze episcopali nelle singole nazioni studiare
i mezzi più adatti–quali potrebbero essere istituti pastorali in collaborazione
con parrocchie opportunamente scelte, convegni periodici, appropriate esercitazioni–,
in modo che il giovane clero venga introdotto gradualmente nella vita sacerdotale
e nell’attività apostolica sotto l’aspetto spirituale, intellettuale e pastorale
e sia in grado di rinnovare e perfezionare sempre più l’una e l’altra.

Conclusione

I Padri di questo sacro
Concilio, proseguendo l’opera iniziata dal Concilio Tridentino, mentre con fiducia
affidano ai superiori e professori dei seminari il compito di formare i futuri sacerdoti
di Cristo secondo lo spirito di rinnovamento promosso dal Concilio stesso, esortano
vivamente coloro che si preparano al ministero sacerdotale, affinché abbiano
piena consapevolezza che la speranza della Chiesa e la salvezza delle anime sono
affidate in mano loro: accogliendo volenterosamente le disposizioni di questo decreto,
possano così apportare frutti abbondantissimi, duraturi per sempre.

28 ottobre 1965